FINANZA &MERCATI

 
 
 

La RIFORMA
tra WALL STREET
e WASHINGTON

 
HOME DEL DOSSIER

Banche

Derivati

Mercati

Bilancio pubblico e debito

Volcker al Congresso: «Più limiti alle banche»

di Marco Valsania

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
3 febbraio 2010

NEW YORK - Paul Volcker e Tim Geithner hanno cercato di convincere il Congresso della necessità di approvare la riforma sulle banche. Il grande consigliere economico dietro le quinte di Barack Obama ha sostenuto a spada tratta la necessità di una norma che ormai porta il suo nome, la Volcker Rule, e mira a ridurre i futuri rischi corsi dal sistema finanziario: impedirebbe agli istituti di credito protetti dallo stato, con depositi assicurati dalle casse federali, di lanciarsi in aggressive speculazioni o operazioni di proprietary trading, di compravendita per conto proprio. Come anche di possedere hedge fund o fondi di private equity che, ha detto, devono essere liberi sia di prosperare e innovare che di fallire, senza interventi pubblici.

Il Ministro del Tesoro Geithner, da parte sua, ha affermato che la Casa Bianca non farà sconti per i salvataggi già avvenuti: è pronta a prolungare una proposta tassa sulle grandi banche aiutate dal governo, la Financial Crisis Responsability Fee, oltre i dieci anni e 90 miliardi previsti qualora il conto finale superasse le attese.

Volcker, l'82enne ex governatore della Fed, ha affrontato una platea dalla quale si stanno levando voci scettiche sulle iniziative di Obama: quella immediatamente davanti a lui, la Commissione bancaria del Senato, dove l'opposizione repubblicana accusa l'amministrazione di demagogia. E quella, fuori dal Congresso, di molte banche, che temono eccessive restrizioni e tasse. Esponenti di Wall Street testimonieranno in Parlamento giovedì. Affiancato dal vicesegretario al Tesoro Neal Wolin, Volcker ha risposto con un appello a non ostacolare il cambiamento: la "sua" norma, ha detto, è un capitolo essenziale di riforme destinate a combattere l'intero fenomeno delle società "too big to fail", che rischiano cioè troppo ma sono troppo grandi per fallire, costringendo le autorità pubbliche a sostenerle.

Non il solo: altrettanto cruciali sono nuovi poteri per assumere il controllo di colossali istituzioni in proncinto di fallire, «non per salvarle ma per un'eutanasia», un'ordinata liquidazione o cessione delle attività. Indispensabili sono inoltre più severi requisiti di capitale e di liquidità. «Abbiamo bisogno di autorità e metodi per minimizzare fallimenti che minaccino il tessuto stesso dei mercati».

Geithner, nelle stesse ore, davanti alla Commissione Finanze ha difeso il budget 2011 appena presentato da Obama, compresa la nuova imposta sulle grandi banche. «Potrà rimanere in vigore – ha avvertito – finché ogni centesimo dei contribuenti non sarà stato ripagato». Geithner ha poi affermato che se è importante attaccare i deficit non lo si può fare rapidamente, altrimenti si rischia «una ricaduta in recessione».

La riforma finanziaria, però, è stata soprattutto al centro dell'audizione di Volcker. Nel distinguere tra chi avrà diritto o meno in futuro a garanzie governative, il consigliere di Obama ha affermato che «resta un forte interesse pubblico nel fornire una rete di sicurezza a banche commerciali che offrono servizi essenziali». Ma, ha continuato, «non esistono ragioni per usare fondi pubblici per proteggere attività speculative e di investimento per conto proprio. Hedge Fund, private equity e attività di trading che non siano collegate alle necessità di clienti o a rapporti tra banche dovrebbero far leva sulle loro forze, senza impliciti aiuti pubblici».

Alcuni operatori temono sia difficile distinguere il proprietary trading da altre operazioni in alcune grandi finanziarie, ma Volcker non è parso preoccupato. Ha piuttosto sottolineato i conflitti d'interesse che possono insorgere ai danni dei clienti tradizionali quando gli istituti investono per conto proprio e dispongono di hedge fund. E concluso affermando di «non essere così ingenuo da credere che ogni conflitto possa o debba essere eliminato dal settore bancario, ma neppure tanto ingenuo da pensare che, nonostante i migliori sforzi del management e dei board, possano esistere mura cinesi interne impermeabili alle pressioni generate dalla ricerca del massimo profitto e di guadagni personali».

3 febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-